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Prezzi alti e mutui alle stelle: comprare casa in città per i single è impossibile

Comprare casa per chi è single, di questi tempi, può rivelarsi un’impresa assai ardua, soprattutto nelle grandi città. Anche per questo sempre più persone rinunciano alle metropoli e acquistano in provincia. Un’analisi di Immobiliare.it Insights ha preso in considerazione i redditi medi dichiarati all’Agenzia delle Entrate e li ha incrociati con i prezzi medi al metro quadro e un potenziale finanziamento dell’80% del valore dell’immobile per 25 anni. Da questi tre indici è stato ricavato quello di affordability, vale a dire la sostenibilità economica di un’eventuale rata mensile che non superi un terzo dello stipendio.

Dallo studio emerge che Milano è la città più cara d’Italia: il reddito mensile necessario per l’acquisto di un bilocale è esattamente il doppio rispetto a quello percepito in media dal singolo residente. Tra le città più grandi del Centro-Nord, solo a Torino e a Genova è possibile comperare nel comune, altrimenti un single è costretto a spostarsi in provincia.

Va meglio al Sud e nelle Isole dove, se città come Bari e Napoli rimangono comunque fuori portata, Catania e Palermo hanno prezzi ancora a misura di singolo reddito. E a Roma? La situazione è molto simile a quella di Milano: anche nella Capitale i single possono solo aspirare al bilocale in provincia. Infatti in centro il reddito richiesto supera di quasi il 70% quello solitamente percepito dal cittadino medio.

Maggiori possibilità ovviamente per chi è in coppia e può quindi cumulare due redditi. L’acquisto diventa più fattibile un po’ ovunque, con l’eccezione di Milano, Venezia e Firenze. La maggior parte di chi è single e compra casa ha meno di 35 anni, grazie anche alle garanzie statali per i giovani. Ma proprio la costante crescita dei tassi d’interesse e i prezzi degli immobili lievitati hanno portato nel corso del 2023 a una netta diminuzione delle vendite.

Secondo un’elaborazione del Notariato, a fine anno il calo delle compravendite dovrebbe attestarsi al 10,7% rispetto al 2022, con ben un -16,5% delle prime case. Una fotografia allarmante alla quale la politica sembra dare poca importanza. Si arriva così al paradosso per cui un single – pur contribuendo al pari di un individuo con figli al mantenimento dei servizi pubblici del Paese – rischia di non veder in alcun modo rappresentati i suoi bisogni, come appunto l’autonomia abitativa.

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