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La boutade di Macron sull’Ucraina e l’Ue che deve imparare a difendersi da sola (di S. Mentana)

Il presidente francese Emmanuel Macron lo ha prima detto, poi ha fatto un passo indietro, salvo poi nuovamente ritrattare e ribadirlo: la Francia, ove fosse necessario, è pronta a mandare proprie truppe in Ucraina e la sconfitta di Kiev è qualcosa che va evitata a tutti i costi. Mentre il sentimento nei confronti del conflitto si è mosso a fasi alterne dal 24 febbraio 2022 ad oggi e attualmente prevale una visione secondo cui la costanza russa, forte di un’industria bellica che procede a tamburo battente, potrebbe premiare Mosca sul medio termine, la posizione del presidente francese sembra essere legata a questo specifico momento. Sicuramente c’è anche questo, ma non solo.

Macron da oltre due anni ha infatti chiara una cosa: la Nato è un’alleanza a trazione statunitense, e in cui la sicurezza europea e le varie operazioni compiute in giro per il mondo si sono fondate proprio sul ruolo di Washington. Tuttavia, oggi che una guerra potenzialmente molto pericolosa per l’intera stabilità europea è alle nostre porte, il Vecchio Continente non può permettersi di dipendere dal sentimento momentaneo e dalla disponibilità degli Stati Uniti d’America: deve essere in grado di fare da sé, di avere un proprio coordinamento militare, una propria industria bellica ed essere in grado di tracciare le proprie linee rosse.

Dopo l’ampio sostegno fornito a Kiev in termini di armamenti, dopo il precedente di un’aggressione senza casus belli da parte di Mosca e il concreto rischio che si crei anche un altro precedente, la modifica territoriale attraverso un intervento militare, Macron ha sentito il bisogno di tracciare delle linee rosse per garantire la sicurezza e la stabilità di un’Europa che mai si era trovata in epoche recenti in una situazione così complessa. E non è un caso che a prendere questa iniziativa sia proprio la Francia, l’unica potenza nucleare dell’Unione europea.

Tuttavia, non è solo Parigi a sentire il concreto rischio delle conseguenze che due anni di guerra in Ucraina stanno avendo sull’Europa: a est la questione è particolarmente sentita, in modo particolare in Polonia e nei Paesi baltici, così come in Finlandia. Ma anche in Repubblica Ceca, dove il presidente Petr Pavel ha lanciato un’iniziativa per acquistare munizioni e fornirle a Kiev, mentre la Danimarca ha recentemente rivisto le proprie regole relative al servizio militare.

Nella speranza che la situazione possa risolversi pacificamente e che nemmeno si ponga il problema di un’escalation, come europei dobbiamo avere chiaro che per la prima volta dalla fine della Guerra fredda il nostro continente si trova ad affrontare una situazione di instabilità potenzialmente pericolosa. Perché possa continuare a essere un continente di pace, deve essere forte prima di tutto un’integrazione europea che vada oltre quella economica e monetaria che ha sempre prevalso sul resto. Macron probabilmente ha chiaro che tra gli aspetti in gioco c’è che questo continente sappia gestire le questioni da sé, senza dipendere da altri.

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